giovedì 7 settembre 2023

Burning Man: 70.000 persone e una città fantasma.





 Come ogni anno, negli Stati Uniti, si è appena concluso il Burning Man. Un festival musicale (che poi chiamarlo così è riduttivo) che si svolge a Black Rock City una città che ogni anno viene “costruita” apposta per il festival e poi smontata. 

Più che un festival il Burning Man nasce come un esperimento, un esperimento di socialità, di autogestione, di totale fiducia nel prossimo e nei suoi comportamenti. Parole d’ordine: autosufficienza e demercificazione. 

Tutto è autogestito, anche gli stessi eventi, opere d’arte, concerti. 

Altro pilastro del Burning Man è la disconnessione, molto artisti partecipano agli otto giorni di festival proprio per abbandonare qualsiasi tipo di connessione ad internet e alla vita esterna per ritrovare l’ispirazione. 

Perché si chiama Burning Man? Perché il sabato sera una grande fantoccio di legno simbolo del festival viene dato alle fiamme. 



Anche quest’anno oltre 70.000 persone hanno montato tende e abitazioni in legno nel deserto di Black Rock dando vita ad uno dei festival più iconici del mondo. 

Perché vorrei andarci? Perché Black Rock city diventa un mondo distopico in cui vige la totale anarchia, dove i partecipanti indossano costumi che li rendono quasi disturbanti, alla Mad Max o distretti poveri di Hunger Games. Le foto lo dimostrano.




Certo anche il Burning Man non è esente da polemiche. Purtroppo da alcuni anni il festival è meta di noti influencer che arrivano a bordo di jet privati e il cui unico scopo e fare foto e like, con tanto di connessione ad internet, in pratica tutto ciò che va contro i principi del Burning Man. Insomma il capitalismo è sbarcato anche a Black Rock City. Spero di riuscire ad andarci prima che diventi un altro Coachella.

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